COVID NELLE CASE DI RIPOSO, L'ANALISI DELLA CONSIGLIERA DEL PD SCLEDENSE GIULIA ANDRIAN
Il 13 Marzo Zaia annuncia tamponi per le strade e ai supermercati,
ma al 14 Aprile nelle 32 strutture per anziani dell’ULSS Pedemontana su 3.224 ospiti, ce ne sono 1050 non ancora sottoposti a tampone.
Dei 2.657 operatori, ben 868 non sono ancora stati sottoposti a tampone.
Già primi di Marzo è emersa l’emergenza alla casa di riposo di Merlara nel Padovano.
Il 13 Marzo Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Partito Democratico, aveva evidenziato che la criticità avrebbe riguardato non solo gli ospiti, ma anche il personale in quarantena, auspicando risorse eccezionali e un intervento rapido da parte della Regione.
Sempre il 13 marzo Zaia nella conferenza stampa affermava che sarebbero stati effettuati tamponi anche ai supermercati e per la strada.
Il 23 Marzo il Gruppo regionale PD, in un comunicato ribadiva la preoccupazione per quello che stava succedendo nelle case di riposo del Veneto e lanciava un appello affinché la Regione aiutasse le case di riposo e stanziasse risorse per evitare il crollo del sistema.
Incredibilmente Zaia affermava che le case di riposo sono qualcosa di indipendente dalla Regione, invece la realtà è che i servizi residenziali per gli anziani sono gestiti con una Convenzione che regola i rapporti tra Case di Riposo e le varie ULSS.
L’articolo 11 di queste Convenzioni stabilisce anche che le ULSS hanno il compito di erogare i presidi sanitari minimi.
A fine Marzo Zaia illustrava il nuovo piano di sanità pubblica includendo anche le case di riposo.
Ma il 31 Marzo i sindacati Fp, Fisascat e Fnp del Veneto affermavano, che al di là dei proclami in conferenza stampa, la Regione non ha di fatto predisposto nulla di concreto e immediatamente operativo per le case di riposo.
Stiamo parlando di 378 strutture in Veneto, 136 pubbliche e 242 private da settimane vivono la lotta al contagio in estrema difficoltà e con armi decisamente spuntate.
Al 14 Aprile nelle 32 strutture dell’azienda sanitaria Pedemontana su 3.224 ospiti, ce ne sono ancora 1050 non sottoposti a tampone.
Dei 2.657 operatori in servizio, ben 868 non sono ancora stati sottoposti a tampone.
Questo è il momento del cordoglio e dell’intervento immediato, ma meglio ripercorrere ora la cronologia degli eventi perché se già ai primi di Marzo c’erano i segnali in alcune case di riposo e sono state fatte le prime richieste di intervento da parte della minoranza regionale, riteniamo che il ritardo nella comprensione del problema e il ritardo dell’intervento sia da addebitare al governatore.
Il 13 Marzo, più che annunciare tamponi per la strada, Zaia avrebbe dovuto fare con tempestività i tamponi agli ospiti e agli operatori delle case di riposo.
E soprattutto avrebbe dovuto rifornirli di presidi sanitari minimi, come stabilito dalla Convenzione tra ULSS e case di riposo. (Giulia Andrian fonte clicca qui)
ma al 14 Aprile nelle 32 strutture per anziani dell’ULSS Pedemontana su 3.224 ospiti, ce ne sono 1050 non ancora sottoposti a tampone.
Dei 2.657 operatori, ben 868 non sono ancora stati sottoposti a tampone.
Già primi di Marzo è emersa l’emergenza alla casa di riposo di Merlara nel Padovano.
Il 13 Marzo Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Partito Democratico, aveva evidenziato che la criticità avrebbe riguardato non solo gli ospiti, ma anche il personale in quarantena, auspicando risorse eccezionali e un intervento rapido da parte della Regione.
Sempre il 13 marzo Zaia nella conferenza stampa affermava che sarebbero stati effettuati tamponi anche ai supermercati e per la strada.
Il 23 Marzo il Gruppo regionale PD, in un comunicato ribadiva la preoccupazione per quello che stava succedendo nelle case di riposo del Veneto e lanciava un appello affinché la Regione aiutasse le case di riposo e stanziasse risorse per evitare il crollo del sistema.
Incredibilmente Zaia affermava che le case di riposo sono qualcosa di indipendente dalla Regione, invece la realtà è che i servizi residenziali per gli anziani sono gestiti con una Convenzione che regola i rapporti tra Case di Riposo e le varie ULSS.
L’articolo 11 di queste Convenzioni stabilisce anche che le ULSS hanno il compito di erogare i presidi sanitari minimi.
A fine Marzo Zaia illustrava il nuovo piano di sanità pubblica includendo anche le case di riposo.
Ma il 31 Marzo i sindacati Fp, Fisascat e Fnp del Veneto affermavano, che al di là dei proclami in conferenza stampa, la Regione non ha di fatto predisposto nulla di concreto e immediatamente operativo per le case di riposo.
Stiamo parlando di 378 strutture in Veneto, 136 pubbliche e 242 private da settimane vivono la lotta al contagio in estrema difficoltà e con armi decisamente spuntate.
Al 14 Aprile nelle 32 strutture dell’azienda sanitaria Pedemontana su 3.224 ospiti, ce ne sono ancora 1050 non sottoposti a tampone.
Dei 2.657 operatori in servizio, ben 868 non sono ancora stati sottoposti a tampone.
Questo è il momento del cordoglio e dell’intervento immediato, ma meglio ripercorrere ora la cronologia degli eventi perché se già ai primi di Marzo c’erano i segnali in alcune case di riposo e sono state fatte le prime richieste di intervento da parte della minoranza regionale, riteniamo che il ritardo nella comprensione del problema e il ritardo dell’intervento sia da addebitare al governatore.
Il 13 Marzo, più che annunciare tamponi per la strada, Zaia avrebbe dovuto fare con tempestività i tamponi agli ospiti e agli operatori delle case di riposo.
E soprattutto avrebbe dovuto rifornirli di presidi sanitari minimi, come stabilito dalla Convenzione tra ULSS e case di riposo. (Giulia Andrian fonte clicca qui)
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